Orvieto è un piccolo borgo dell’Umbria abbarbicato su una rupe di tufo, con una storia importante già in epoca etrusca. Comune della provincia di Terni (281,2 km2 con 20.955 ab. nel 2008), situato a 325 m s.l.m. su un colle tufaceo dai versanti ripidi e franosi, alla destra del fiume Paglia, in bella posizione dominante la valle del Tevere. La crisi dell’agricoltura tradizionale ha incentivato la diffusione della specializzazione agricola, soprattutto nei settori vitivinicolo e delle colture industriali. Le attività secondarie riguardano i campi della meccanica, del tessile e dell’arredamento. Nella zona si produce un pregiato vino bianco (Orvieto) prodotto da uve dei vitigni Trebbiano toscano e, in minor proporzione, Verdello, Grechetto, Drupeggio e Malvasia toscana; ha colore bianco paglierino, limpido, profumo delicato, sapore asciutto e morbido, leggermente amarognolo nel tipo secco, abboccato e fragrante nel tipo amabile; ha gradazione minima 11,5° (e 12,5° l’Orvieto classico).
Un pò di storia
Importante centro etrusco identificabile con Volsinii veteres (Bolsena), decadde in epoca romana. Più volte occupata durante le invasioni barbariche, sotto i Longobardi (dal 606) ebbe suoi propri conti. Comune autonomo dal 1137, presto divenne roccaforte guelfa in Italia centrale. Al 1199 risale la nomina papale del primo podestà, il romano Pietro Parenzo; ma le lotte cittadine tra le opposte fazioni dei Monaldeschi (guelfi) e dei Filippeschi (ghibellini) continuarono durante il sec. 13°, finché il papa Martino IV fu costretto ad abbandonare la città, dove a lungo aveva risieduto la corte papale, di fronte al prorompente moto antiangioino e antifrancese (1282).
All’epoca del grande scisma fu soggetta a varie signorie esterne finché nel 1448 ritornò al papa. Dopo la parentesi napoleonica fu incorporata nella delegazione di Viterbo e, nel 1831, tornò capoluogo. Nel 1860 fu occupata dalle truppe sabaude.
Della città antica rimangono resti del circuito murario, della rete stradale, del complesso sistema idrico, di diversi edifici sacri (tempio etrusco del Belvedere ecc.). Numerose terrecotte architettoniche (lastre di rivestimento, altorilievi frontonali, antefisse ecc.) e altri materiali documentano attività tra gli inizi del 5° sec. e gli inizi del 3° sec. a.C. Nei dintorni della città erano le necropoli (8° – 3° sec. a.C.), con concentrazione massima di sepolture fra la metà del 6° sec. e la fine del 5° sec. a.C.
Il Medioevo ha caratterizzato l’aspetto di O.: badia dei SS. Severo e Martino, trasformata nel 12°-13° sec.; S. Giovenale (11° sec., restaurata nel 13°, con affreschi del 13° e 14° sec.). S. Andrea (11°-12° sec., più volte restaurata) conserva resti di una costruzione del 6° secolo. Del 12°-13° sec. sono varie case di abitazione, il Palazzo del popolo, il Palazzo vescovile e il Palazzo dei papi o Soliano (1297).
Il duomo (1290-1319) è una delle più importanti costruzioni romanico-gotiche d’Italia: iniziato nel 1290 da fra Bevignate su progetto di Arnolfo di Cambio, fu continuato da L. Maitani, che progettò la facciata (suoi e di aiuti sono i bassorilievi con Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento), completata agli inizi del Seicento.
La tradizione vinicola
I caratteristici paesaggi di origini vulcaniche, i vistosi dirupi di tufo, le dolci colline e il verde intenso della campagna orvietana colpiscono la mente e lo sguardo. Un panorama incontaminato dove i folti boschi trasmettono la sensazione di una natura materna e generosa, che ogni anno regala i suoi frutti preziosi. In questo territorio così ricco e rigoglioso l’opera dell’uomo è intervenuta sapientemente e pazientemente, annata dopo annata, introducendo una delle colture simbolo di Orvieto: la viticoltura.
Orvieto è infatti il nome stesso del Vino: nome di un pregiato vino bianco.
Il vino diventa protagonista di una storia antica, in cui passione e dedizione dei soci e delle loro famiglie hanno fatto di Cardèto un grande interprete nella produzione di vino di qualità. L’anima dei nostri vini si trova nei vigneti, selezionati con grande cura e mantenuti perfetti in ogni stagione dell’anno affinché crescano le uve migliori destinate al raffinato processo di vinificazione. Ogni vendemmia si trasforma così in un evento, una sfida ardua che ci spinge a ricercare sempre il meglio per arrivare alla perfezione e fare di Cardèto il simbolo del nostro territorio.